Diretto da Roberta Grossman e prodotto da Nancy Spielberg
Un documento fondamentale per la storia dell’Olocausto
“Chi scriverà la nostra storia”, il docufilm scritto e diretto della regista Roberta Grossman e prodotto da Nancy Spielberg, arriva nelle sale italiane – distribuito da Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema – in contemporanea europea il 27 gennaio, in occasione del Giornata della Memoria, dopo essere stato presentato come evento speciale alla 13/ma Festa del Cinema di Roma.
Per l’Italia, l’anteprima si terrà sabato 26 gennaio al Sudestival in Puglia come evento speciale dedicato alla Giornata della Memoria.
“Chi scriverà la nostra storia”, narrato nella versione originale dalle voci del premio Oscar Adrien Brody e della candidata Oscar Joan Allen, è tratto dall’omonimo libro dello Storico Samuel Kassov.
Il docufilm intreccia immagini d’archivio e rari filmati con nuove interviste e ricostruzioni storiche, che permettono allo spettatore di essere trasportato all’interno del Ghetto di Varsavia e nelle vite di quei coraggiosi combattenti della resistenza che sfidarono i loro aguzzini con l’arma più potente, la verità, rischiando tutto per garantire che il loro archivio segreto sopravvivesse alla guerra e alla loro stessa fine.
Quale parte della storia diventa racconto ufficiale? I racconti di chi eleviamo a “verità” e quali invece vengono ignorati o addirittura sepolti? Che cos’è reale e che cos’è falso? Nel 2018, sono queste le domande più importanti. Lo erano anche per un coraggioso gruppo di combattenti della resistenza imprigionati nel ghetto di Varsavia durante la Seconda guerra mondiale. Quando sono venuta a conoscenza di questo gruppo segreto di giornalisti, studiosi e storici, ho capito che avrei dovuto fare un film su di loro. La loro storia, catturata in Chi scriverà la nostra storia è, secondo me, la più importante vicenda sconosciuta dell’Olocausto. (Roberta Grossman).
Sinossi:
Nel novembre del 1940 i nazisti rinchiusero 450 mila ebrei nel ghetto di Varsavia. Una compagnia segreta composta da giornalisti, ricercatori e capi della comunità, guidata dallo storico Emanuel Ringelblum e conosciuta con il nome in codice Oyneg Shabes (“La gioia del Sabato” in yiddish), decise di combattere le menzogne e la propaganda dei nazisti non con le armi e con la violenza, ma con carta e penna.
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